“O Caro glorioso leggendario molo VII

che ne è di te oggi?

che ne è della tua vita?

del tuo futuro?”

(Ugo Guarino, Molo VII)

Ugo Guarino, Al Gatto Nero, 1954 c.
Ugo Gurino, dipinto della serie Giardini elettronici, 1961 c.
Sergio Benedetti, Ugo Guarino alle Officine meccaniche Tebaldi, 1968-1972
Rotofoto, Ugo Guarino ritratto con i suoi disegni, 1954
Ugo Guarino, illustrazione per “La Domenica del Corriere”, n. 32, 5 agosto 1956
Ugo Guarino, vignetta per “Corriere della Sera”, 1996
I Testimoni, 1975 c.

I resti della nave portacontainer di Ugo Guarino affiorano sulla parete grigia di un palazzo triestino lungo via di Tor Bandena: con la prua diretta al molo, il bastimento regge dal 1991 un carico a destinazione planetaria, da spartire tra Oslo, Sydney, Londra, New York, San Francisco, Hong Kong, Mombasa e Tokyo.
Perdute le accese cromie del progetto iniziale, il dipinto murale ancora resiste, a testimonianza del legame tra Guarino e la città che, il 27 febbraio del 1927, lo ha visto nascere.

A Trieste Guarino esordisce come vignettista sulle pagine del periodico “La Cittadella”, inaugurando nel 1953 la prima mostra personale presso la Galleria Casanuova: i suoi disegni mostrano visioni notturne di una città lunare popolata da marinai, sorridenti prostitute e sparuti gatti.
Dal 1952 le sue vignette vengono pubblicate sulle pagine de “La Domenica del Corriere” e di altre testate legate al “Corriere della Sera”, grazie all’incontro con Dino Buzzati al quale Guarino si era presentato in cerca di lavoro.
Sarà Buzzati a commentare le opere esposte nel 1954 presso la Galleria Montenapoleone a Milano: “uccelli, gatti, baffi, mostri, draghi, i suoi «capricci» che stanno fra il surrealismo, la satira e la favola.” (“Guarino”, catalogo della mostra, Milano – Galleria Montenapoleone, 2-13 ottobre 1954).

Il rientro in Italia alla fine degli anni sessanta, dopo un lungo periodo di studio e lavoro negli Stati Uniti, coincide con l’intensificarsi della ricerca artistica in ambito scultoreo.
Con scocche di motocicletta reperite presso le Officine meccaniche Tebaldi di Monza, Guarino realizza imponenti automi che saranno esposti nel 1972 presso la Galleria Schubert di Milano.
Nel corso dello stesso anno inizia a collaborare con Franco Basaglia presso l’ospedale psichiatrico di Trieste, al cui interno dà vita ai Collettivi Arcobaleno, laboratori di arti applicate: i quadri realizzati dai ricoverati vengono affiancati alle opere di artisti triestini nella mostra “Insieme” presso l’osteria “Le cinque porte”.
Il “modulo arcobaleno” sarà esportato nelle scuole e nelle fabbriche attraverso corsi di “libere espressioni” rivolti a studenti e lavoratori.

In questi anni si rende ancor più esplicita nell’opera di Guarino l’indissolubilità del legame tra dimensione dell’impegno e ricerca artistica: è del 1974 la realizzazione del monumento al generale Bava-Beccaris, ironicamente dedicato “ai vecchi e nuovi repressori”, in collaborazione con il collettivo teatrale di Dario Fo e Franca Rame.
Nel 1975 sono esposti a Trieste “I Testimoni”, sculture in legno realizzate con i vecchi mobili e gli infissi non più in uso dell’ospedale psichiatrico, a denuncia della condizione degli internati nell’istituzione manicomiale.

Nella seconda metà degli anni settanta ricomincia a collaborare con il “Corriere della Sera”, realizzando vignette e collage per diversi inserti del giornale.
Dopo aver illustrato per anni “La Stanza di Montanelli”, continua ogni giorno a disegnare con il suo inconfondibile tratto per la rubrica delle “Lettere al Corriere”.

a cura di: